Japa Mala: tra significati, rituali e tradizioni antiche

Japa Mala: tra significati, rituali e tradizioni antiche

Per leggere questo articolo mettere “The Long Road” di Eddie Vedder  in sottofondo, chiudere un istante gli occhi ed immaginarsi il grande fiume Gange di fronte.
Siamo agli albori della storia dell’India che si dice, sia nata proprio da mamma Ganga, il fiume sacro, con uno degli strumenti da meditazione più antichi che l’uomo conosca: il Rosario.
Falso mito da sfatare è che il Rosario sia connesso alla nostra tradizione religiosa cattolico-cristiana ed invece ancora pochissimi sanno che la cultura mariana lo abbia preso in prestito dall’induismo e dal buddhismo circa duemila anni fa.
Il rosario è tradotto con Mala in sanscrito, letteralmente “Ghirlanda di Fiori” perché tradizionalmente composto di semi di frutti o fiori. Soltanto successivamente vi troviamo l’attributo “Japa” annesso che significa “Ripetizione” e dunque intimamente connesso alle pratiche meditative tipiche del bacino indiano.
Prima di inoltrarci nelle varie forme di Rosario che possiamo incontrare è importante sottolineare che di qualsiasi manifattura lo si trovi esso presenta 108 grani, un numero molto caro all’Oriente.
L’1 rappresenta Brahma, dio Creatore della trinità induista molto similare a ciò che noi occidentali associamo ad un oceano primordiale da cui tutto deriva.
L’8 è la Coscienza Suprema, combo dei cinque elementi presenti nell’Universo più i tre livelli della Mente (Manas, Citta e Buddhi), ma è anche Shakti, principio femminile di ogni cosa.
Lo Zero è associato a Shiva, Energia Pura ed in perenne trasformazione e dunque al Cosmo.
Ma non solo: 108 sono i nomi di Shiva, Krsna, Visnu, Radha, Laksmi, Durga e molti altri saggi indù.
In ogni mala c’è sempre un grano diverso in più che forma l’estremità superiore del rosario e viene chiamato Meru (come il sacro monte) o con altri nomi quali Bindu, Sumeru, Guru, Stupa, ossia punti di arrivo e giunzione. Il Mala va tenuto nella mano destra, si inizia a contare partendo dal Meru, non lo si sorpassa mai, ma si ritorna indietro nella direzione opposta come in un pellegrinaggio sacro.
Comunemente lo si associa alla ripetizione di un Mantra o di una Parola-Preghiera ma non è la regola: fondamentale è allenarsi 108 volte a respirare bene ad ogni grano permettendo alla mente di liberarsi dal suo costante affollamento di pensieri. Quindi anche solo scorrerlo lasciando la propria attenzione fissa sul proprio respiro o su di una particolare tecnica respiratoria (Pranayama) è utilissimo.
Ma veniamo ai diversi tipi di Japa Mala che possiamo trovare:

Mala Rudraksha, il classico e più antico rosario indiano che letteralmente significa “Lacrime di Shiva”.
La tradizione della Rudraksha prosegue in India da tempi immemori ed ha acquisito un posto di rilievo tra i sadhu, i rishi ed i seguaci shivaisti che la usano ancora oggi. Anche il Rig-veda e l'Āyurveda hanno dato molta importanza alla Rudraksha nell'uso sia medicinale che spirituale attribuendole il potere di pulire l’aura umana.
Secondo la mitologia la sua origine è direttamente connessa a Shiva, essendo i semi di questa pianta nati dalle sue lacrime cadute sulla Terra dopo aver meditato per lunghe ore ed aver conosciuto la sofferenza di tutti gli esseri senzienti. Il suo nome botanico è Elaeocarpus Ganitrus e appartiene alla famiglia degli Ellinocorpus , albero di media misura con piccole foglie e frutti che contengono i semi chiamati appunto Rudraksha. Questa pianta è originaria delle colline himalayane, del Bengala, del Madhya Pradesh, della Cina, della Birmania dell’Indonesia.
Non viene indossato durante i giorni di flusso mestruale e tolto quando si entra in contatto con troppa gente.

Mala in Legno di Sandalo o Palissandro, molto semplici nella loro manifattura sono molto diffusi rispetti alla Rudraksha ma non meno pregni di alone spirituale. Il sandalo ed il palissandro sono due legni dall’energia androgina e di solito donati all’entrata dei templi dedicati a divinità femminili.
Adoperati per assorbire e bilanciare l’energia dell’individuo che la indossa.

Mala in legno o rudrakhsa e pietre dure, sono senza dubbio i rosari esteticamente più belli e che conosciamo qui in Occidente. Sebbene vengano ancor oggi fatti secondo le antiche tradizioni indiane sono considerati più moderni ed adatti alle esigenze dell’individuo sfruttando alcune delle pietre dure più belle e conosciute al mondo come il turchese (talismano per eccellenza), ossidiana, tormalina nera o onice (pietre schermanti) e quarzi (che agiscono sui vari Chakra).

Insomma, scegliere un Japa Mala non è proprio qualcosa di semplice, anzi. Deve rispettare il proprio sentire  e corrispondere ad una esigenza interna quanto esterna molto profonda.

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